Esso è composto da preziosi marmi orientali e pietre dure, quali calcedonio, serpentino e lapislazzuli. gli altari interni e la cinta dei tornacoro; si distinsero soprattutto Marc'Antonio Prestinari, il Lasagna, Giuseppe e Gaspare Vismara, Giovanni Andrea Biffi e Dionigi Bussola. È il progetto del campanile del Duomo di Milano… E lo ha realizzato un artista cernuschese: Vico Viganò, nato a Cernusco nel 1874 e morto nel 1967. L'ottava campata presenta l'Altare della Madonna, pure disegnato dal Pellegrini, con la pala marmorea della Virgo Potens, opera di autore forse renano del 1393, detta di Jacomolo, dal nome del donatore. Agli esecutori del primo ciclo si aggiunse Giulio Cesare Procaccini, autore, con il Cerano, delle tele più apprezzate dalla critica. I contrafforti hanno forma di triangoli e servono per contenere le spinte laterali degli archi. Le due vetrate laterali, di 130 pannelli ciascuna, contengono Storie del Nuovo Testamento e Storie del Vecchio Testamento. Ritorno alla “maravigliosa bellezza”, Archivio Storico Lombardo : Giornale della società storica lombarda, Il duomo di Milano e i disegni per la sua facciata, Duomo di Milano all'Esposizione internazionale del 1906, Antonio di Pietro Averulino, detto il Filarete, Monumento al cardinale Marino Ascanio Caracciolo, Armando Torno, Corriere della Sera del 28 settembre 2009, De Mottis, Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani.it, Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali, scheda Duomo di Milano, icvbc.cnr.it, Card. e impostate le prime campate delle navate verso la facciata. Alla base si trovano i rilievi delle Vergini sagge e delle Vergini folli, le prime con le lampade accese e le seconde con le lampade spente, secondo la Parabola delle dieci vergini molto frequente nell'iconografia medioevale. Gli altri pilastri hanno decorazioni a motivi vegetali[7]. Il duomo di Milano, ufficialmente cattedrale metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria (Dòmm de Milan in dialetto milanese, IPA: [ˈdɔm de miˈlãː]), è la cattedrale dell'arcidiocesi di Milano. Non riesco a capire come possa essere secondo a qualsiasi altra opera eseguita dalla mano dell'uomo». Il progetto, concepito a modello delle cattedrali francesi, è ancora visibile nella navata destra del Duomo. Dopo il crollo del campanile (1386), l'arcivescovo Antonio de' Saluzzi, sostenuto dalla popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale (12 maggio 1386), che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città[6]. Fu iniziata dallo scultore nel 1937 ma inaugurata solo nel dopoguerra. Tra gli interventi di particolare rilievo, perché inediti. La vetrata con Storie di san Carlo è del 1910[7]. Sul coperchio è rappresentato il defunto in posizione giacente secondo la consuetudine dell'epoca, mentre sui fianchi sono otto statue rappresentanti gli evangelisti e i dottori della Chiesa, scolpite da Jacopino da Tradate entro eleganti edicole suddivise da pinnacoli[7]. La volta è fittamente coperta di brulicanti rilievi barocchi di Gian Andrea Biffi, Giovanni Pietro Lasagna e del Prestinari (1615-1630). La vetrata sulla sinistra dell'abside nord, si presenta suddivisa in due parti orizzontalmente: la parte superiore racconta Storie di santa Caterina da Siena, ideate e condotte da Corrado Mochis. A sinistra un piccolo marmo seicentesco riporta un'iscrizione che ricorda, «El principio dil Domo di Milano fu nel anno 1386.». I cinquantadue pilastri polistili dividono le navate e sorreggono le volte a costoloni dipinte con un traforo gotico. Furono intagliati da Giacomo, Giampaolo e Giovanni Taurini, Paolo de' Gazzi e Virgilio de' Conti su disegni forniti da Pellegrini, nel 1567-1614. Sull'attico una lapide ricorda le due consacrazioni, del 1418 e del 1577. Federico Borromeo; la facciata "alla romana" disegnata dal Pellegrini e ripresa a fine Cinquecento da Francesco M. Ricchini, venne avviata agli inizi del secolo ma sospesa quando erano stati quasi del tutto ultimati i cinque portali e le quattro finestre laterali. Alla morte dell'Amadeo (1522) i successivi maestri fecero varie proposte "gotiche", tra le quali quella di Vincenzo Seregni di affiancare la facciata con due torri (1537 circa), non realizzata[7]. Sopra il timpano spezzato dell'altare, retto da colonne in marmo policromo con capitelli in bronzo, sono statue di Vescovi. Esso ha la forma di un tempio classico, interamente composto da marmo bianco, retto da colonne in marmo policromo. Chiara è la derivazione da Tiziano in molte scene, quali celebre Assunta dei Frari. Sulla terrazza del tiburio, dietro una guglia, è collocata una quarta campana dedicata a santa Tecla, fusa nel 1553 da Antonio Busca (la nota emessa è un Si4). Lo stemma dei Borromeo, "Humilitas", è infatti posto sulla sommità dell'altare. Tra i contrafforti, in alto, si trovano le finestre che illuminano le navate[7]. Nel corso del XIX secolo anche i Serassi parteciparono alla ristrutturazione dell'organo. Il primo episodio in basso mostra Sant'Elena libera i prigionieri; Segue più in alto la scena del Ritrovamento della Croce, e in cima il Miracolo compiuto dalla santa Croce. Ad annunciarlo, con una nota, la Veneranda Fabbrica. L’11 di febbraio sarà di nuovo aperta la cattedrale, solo nei giorni infrasettimanali, mentre il cenacolo sarà visitabile dal 9 Il complesso delle sculture è una straordinaria galleria dell'arte a Milano tra il XIV e il neoclassicismo, alla realizzazione della quale parteciparono maestri lombardi, tedeschi, boemi, francesi (fra cui i borgognoni), toscani, veneti e campionesi[7]. Tutti gli episodi sono infatti racchiusi in un unico antello ciascuno, per lo più in scene di interno caratterizzate da una prospettiva rigida. L'interno della statua conserva uno scheletro metallico, che, degradatosi negli anni Sessanta del Novecento, è stato ricoverato nel museo e sostituito da un'ossatura in acciaio[7]. I rilievi sui basamenti dei contrafforti laterali sono invece del XVIII e XIX secolo. Quello di nord-ovest venne ultimato da Paolo Cesa Bianchi nel 1882-1887, quello di sud-ovest da Pietro Pestagalli nel 1844-1847 e quello di sud-est, che fa anche da torre campanaria, da Giuseppe Vandoni nel 1887-1892[7]. Nella settima campata si trova l'Altare del Sacro Cuore, pure disegnato dal Pellegrini, con una pala marmorea di Edoardo Rubino, collocata nel 1957. Se avessimo deciso di costruire oggi il Duomo di Milano da zero, sarebbe venuto su come l’Hangar Bicocca. il Duomo entrò nella fase di revisione liturgico-pastorale richiesta dalle norme del concilio di Trento. Nella sesta campata si trova l'Altare del Crocifisso di san Carlo, che racchiude il celebre crocifisso ligneo che Carlo Borromeo portò in processione durante la peste del 1576, come è ricordato dall'iscrizione: «Crucem hanc S.Carolus grassante lue per urbe circumtulit MDLXXVI». ... fino a cimentarsi con la realizzazione del progetto per il Duomo di Milano. Dei quattro chiodi della Vera Croce, altri due si trovano, secondo la tradizione, nella Corona ferrea a Monza e alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Carlo Buzzi (1650) riportò il Gotico in facciata, conservando il già realizzato; ma i lavori vennero ancora sospesi dopo aver completato la zoccolatura con i due ordini di altorilievi e i primi telamoni. Su un elaborato mensolone di gusto tardomanierista (opera di Francesco Brambilla il Vecchio), si trova il Monumento a papa Pio IV benedicente di Angelo Marini (1567). La struttura, definibile “piccola” solo per via delle dimensioni e non certo per il suo enorme fascino, si compone all’interno di volte a crociera, archi a sesto acuto, preziose vetrate e magnifici rosoni nel rispetto del più autentico stile neogotico dell’architetto Giuseppe Gualandi. La vetrata soprastante con Storie di san Martino e la Presentazione della Vergine è del tardo Cinquecento ed è di vari artisti. Nel punto più elevato si trova l'altare maggiore, proveniente dalla basilica di Santa Maria Maggiore, e consacrato dal papa Martino V il giorno 16 ottobre del 1418, che segnò l'inizio ufficiale dell'officiatura della nuova cattedrale. Gli antelli con la vita del santo mostrano una galleria di felici ritratti di personaggi, rappresentativi del periodo umanista in cui furono disegnati, e inseriti in equilibrate architetture classiche rappresentate con rigore prospettico[7]. Nella prima campata della navata esterna destra si trova il sarcofago dell'arcivescovo Ariberto da Intimiano (m. 1045), e resse le sorti del Comune di Milano dal 1018 al 1045 riunendo su di sé il potere temporale e vescovile sulla città. La caratteristica distintiva del Duomo di Milano, oltre alla forma di compromesso tra verticalità gotica e orizzontalità di tradizione lombarda, è la straordinaria abbondanza di sculture[6]. La vetrata è decorata con le Storie di Sant'Elena, di Rainoldo da Umbria e del Perfundavalle (1574), narranti il ritrovamento della Croce[7]. La copertura a terrazze (pure in marmo) è un unicum nell'architettura gotica, ed è sorretta da un doppio ordine incrociato di volte minori. Architetti, ingegneri e consulenti della fabbrica, 20 curiosità sul Duomo di Milano, la chiesa più grande d’Italia, I NUMERI DEL DUOMO DI MILANO - Duomo Patrons Italiano, Le 10 Chiese più grandi del Mondo - Classifica Ufficiale 2017, Parrocchia di Santa Tecla nel Duomo di Milano. Tutte le scene mostrano, sia nei costumi che nelle architetture sullo sfondo, una particolare attenzione nella ricostruzione storica degli eventi ambientati nella Milano tardoimperiale e una rigorosa costruzione prospettica. Il destro, terminato nel 1602, presenta rilievi del Vecchio Testamento e quattro cariatidi con i Dottori della Chiesa. Il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati[7]. Oggi il presbiterio è diviso in due parti, con diverse funzionalità[7]. Brivio, Ernesto (a cura di), Guida del duomo di Milano, op. Cinque campiture fanno intuire la presenza delle navate, con sei contrafforti (doppi alle estremità e attorno al portale centrale) sormontati da guglie[7]. Di fronte al Mausoleo Medici vi è la statua forse più celebre di tutto il Duomo: il San Bartolomeo Scorticato (1562), opera di Marco d'Agrate, dove il santo mostra la pelle gettata come una stola sulle spalle[7]. In corrispondenza dei pilastri si leva una "foresta" di pinnacoli, collegati tra di loro da archi rampanti. La porta rappresenta, sul battente di destra, gli episodi dolorosi, con al centro la Pietà, mentre a sinistra gli episodi gaudiosi, con al centro l'Assunzione. Il Monumento a papa Paolo VI, risale al 1988, e commemora Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano dal 1954 al 1963. L'interno è diviso in cinque navate, e il transetto in tre. Nella rappresentazione prospettica dell'interno del tempio è evidente l'ispirazione al finto abside edificato da Bramante in San Satiro, a breve distanza dal Duomo. In basso sono ritratti i sei vescovi di Milano precedenti l'editto di Costantino, fra i quali si riconoscono sant'Anatalone e san Calimero. A differenza delle altre vetrate, i suoi antelli non sono decorati con narrazioni di episodi evangelici o agiografici, bensì mostrano a figura intera i dodici apostoli, oltre a raffigurazioni di altri santi in basso. Nell'elenco degli organisti titolari vi è anche il figlio di Johann Sebastian Bach, Johann Christian Bach. Configurazione strutturale: Pianta a croce a cinque navate.Si riportano di seguito alcuni numeri per far comprendere la grandiosità dell'edificio e dell'impresa che è durata 5 secoli: la larghezza delle 5 navate è di 57,673 m., la lunghezza dalla porta principale al coro è di 148,110 m., larghezza … ... Allora bisognava chiedere piu’ soldi. Oggi il bosco verticale rappresenta un orgoglio per coloro che lo hanno … Il Duomo di Milano, impassibile nello scandire la vita cittadina, ha rappresentato per generazioni un catalizzatore straordinario di storie. La porta bronzea con Episodi della storia del Duomo è di Luciano Minguzzi (1965)[7]. La vetrata è opera di Giovanni Battista Bertini (1849) e presenta Storie dei santi Gervasio e Protasio[7]. In questo caso i pinnacoli non hanno funzione strutturale, infatti risalgono quasi tutti alla prima metà del XIX secolo. Duomo di Milano: Sacro Chiodo e il rito della Nivola, Copyright © 2006 - 2020 MilanoFree.it, testata registrata Trib. La campana mezzana, dedicata a sant'Ambrogio, venne eseguita nel 1577 da Dionisio Busca e ha un diametro di 1,76 m. La campana minore, dedicata a san Barnaba, ritenuto l'Apostolo evangelizzatore di Milano, venne fusa da Gerolamo Busca nel 1515 e ha un diametro di 1,28 m. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 10 feb 2021 alle 18:17. Venne ultimato il "coperto" della cattedrale con le sue terrazze e circa 1800 statue di Santi furono innalzate sulle nuove guglie e sui fianchi. Sotto la mensa di questo altare si trova il corpo del beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954. Unica fra tutte le grandi vetrate, ritrae un unico episodio lungo i suoi 17 metri d'altezza. Sono invece del periodo tardomanierista le statue dei Profeti che sormontano il timpano, così come la vetrata con le Storie di San Giuseppe di Valerio Perfundavalle da Lovanio autore sia dei cartoni che della trasposizione su vetro[7]. Ancora oggi la manutenzione della cattedrale è affidata alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano i cui interventi sono continui tanto da fare nascere l'espressione milanese Longh cumè la fabbrica del Domm, per intendere qualcosa di interminabile[11]. Completano la decorazione una serie di altorilievi in marmo di Carrara, che rappresentano Episodi della vita del santo alternati a busti delle Virtù cardinali, realizzati da vari scultori a cavallo tra Seicento e Settecento (Giuseppe Rusnati, Giovan Battista e Isidoro Vismara, Carlo Simonetta e altri). L'altare è decorato da una Madonna col Bambino di Elia Vincenzo Buzzi (1768). Ai lati della scala si trovano, sulla sinistra i genitori Anna e Gioacchino, e a sinistra un gruppo di fedeli che reca offerte. Viene così a mancare lo slancio libero verso l'alto[6]. Vennero assunti gli architetti Filarete, Giovanni e Guiniforte Solari, gli scultori Giovanni Antonio Amadeo, Gian Giacomo Dolcebuono, i Mantegazza, Benedetto da Briosco e molti altri. Questa decorazione fu iniziata dall'abside (metà del XV secolo), proseguita nel tiburio (1501) e ancora nel XVII, fino alle integrazioni e i rifacimenti di Achille Alberti e Alessandro Sanquirico (dal 1823). Per il nuovo edificio si iniziò ad abbattere entrambe le chiese precedenti: Santa Maria Maggiore venne demolita per prima, Santa Tecla in un secondo momento, nel 1461-1462 (parzialmente ricostruita nel 1489 e definitivamente abbattuta nel 1548)[7]. Il viso del governatore, segnato dalle rughe, appare immerso nel sonno e costituisce l'ultimo capolavoro del Bambaia[7]. Realizzate nel corso del Seicento, costituiscono il più importante ciclo pittorico del barocco lombardo. Il Bambaja è autore anche delle statue che coronano l'altare, con la Vergine, San Paolo, San Giovanni Battista e due sante, e del San Martino nella nicchia laterale. Il quarto chiodo che avrebbe tenuto la scritta "INRI", dalla tradizione più dubbia, si troverebbe nella cattedrale di Colle Val d'Elsa in provincia di Siena[7]. Il materiale scelto per la nuova costruzione divenne allora il marmo di Candoglia e le forme architettoniche quelle del tardo gotico di ispirazione renano-boema. Nel secondo dopoguerra, a seguito dei danni subiti dai bombardamenti aerei, il Duomo fu restaurato in gran parte, successivamente le restanti porte di legno furono sostituite con altre di bronzo, opera degli scultori Arrigo Minerbi, Giannino Castiglioni e Luciano Minguzzi. Il monumento commemora lo zio di san Carlo, Angelo Medici di Marignano, il cui stemma mediceo è retto da uno dei fantasiosi angeli che decorano la mensola. Gli intagli dorati delle casse sono di Giovan Battista Mangone, Sante Corbetta, Giacomo, Giampaolo e Giovanni Taurini[7]. La quattrocentesca guglia Carelli fu la prima a essere costruita[7]. La porta è composta da dodici formelle rettangolari, oltre al fastigio superiore in mezzo al quale campeggia la figura di Costantino I. degli altari laterali e della cripta voluti e ispirati dal Borromeo. Il primo ciclo, fu commissionato tra il 1602 e il 1604 dalla Fabbrica del Duomo, a soli diciotto anni dalla la morte del santo, ad alcuni dei più affermati pittori della Milano del tempo: il Cerano (quattro dipinti), il Duchino (7), il Fiammenghino (5), Carlo Buzzi (2), Carlo Francesco Procaccini (1), e altri. Dalla parte opposta rispetto al coro invernale è il cosiddetto scurolo di san Carlo, una cappella a base ottagonale schiacciata, progettata da Francesco Maria Richini nel 1606. La presenza dei capitelli sui pilastri lo differenzia nettamente dal gotico d'oltralpe, dove le nervature dei pilastri proseguono nelle arcate dando maggiore slancio verticale alla costruzione. A conclusione della navata mediana si trova l'abside della seconda metà del Seicento, dove si apre la cappella di San Giovanni Bono, così noto nella tradizione locale. La statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini, per un'altezza di 4,16 metri. L'ultima ristrutturazione (quella del 1986) fu eseguita dalla ditta Tamburini[7]. Tutto l'esterno è decorato da un ricchissimo corredo scultoreo. Sui fianchi, le statue di Aronne e Davide di Francesco Somaini databili dopo il 1830. La sesta campata ha un Crocifisso con vergine e santi, affrescato da un maestro lombardo all'inizio del XV secolo. Nel 1393 fu scolpito il primo capitello dei pilastri, su disegno di Giovannino de' Grassi, il quale curò un nuovo disegno per i finestroni e fu ingegnere generale fino alla morte nel 1398. Reca sul basamento la scritta, «Non me Praxiteles sed Marcus finxit Agratis». Il suo corpo si trova oggi tumulato all'interno dell'altare a lui dedicato, entro una teca di cristallo. Cioè senza madunina, cioè senza un’anima. L'Assunta nella vetrata centrale fu realizzata su cartoni di Luigi Sabatelli. Davanti alla cappella si trovano le lapidi funerarie di vari arcivescovi, tra i quali Federico Borromeo e il candelabro Trivulzio, una maestosa opera bronzea donata dall'arciprete G. A. Trivulzio nel 1562: si tratta di un capolavoro della scultura gotica, realizzato nella maggior parte nel XII secolo e attribuito a Nicolas de Verdun o ad artisti renani operanti a cavallo fra Tre e Quattrocento. Coordinate: 45°27′51″N 9°11′29″E / 45.464167°N 9.191389°E45.464167; 9.191389, Il duomo di Milano, ufficialmente cattedrale metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria (Dòmm de Milan in dialetto milanese, IPA: [ˈdɔm de miˈlãː]), è la cattedrale dell'arcidiocesi di Milano. Ai lati san Girolamo in veste cardinalizia e sant'Ambrogio con la tradizionale frusta. Seguirono continue modifiche, aggiunte e ripristini. Questi archi sollecitavano i piloni in maniera non uniforme, spingendole verso l'esterno. È decorato dalle statue di San Girolamo e Sant'Agostino, attribuite a Cristoforo Solari (inizio del XVI secolo), e le statuette della fine del XIV secolo riferibili a Giovannino de' Grassi[7]. L'unica parte del progetto realizzata, il portale bronzeo di Lodovico Pogliaghi, fu adattato con un'aggiunta alla cornice seicentesca. Vi sono rappresentati la Natività di Maria, la Presentazione al tempio, l’Annunciazione, la Visitazione, il Sogno di Giuseppe, il Presepe, la Circoncisione, la Fuga in Egitto, la Disputa con i dottori, le Nozze di Cana, la Crocefissione, la Deposizione, l'Apparizione del Risorto alla madre, il Transito della Vergine, l’Assunzione, l’Incoronazione di Maria. I quattro piloni centrali che sostengono il tiburio vennero costruiti in serizzo con solo la parte esterna in marmo. Al centro dell'altare è collocato un rilievo trovato nel lato interno delle lastre che lo compongono, che faceva parte di un sarcofago romano-pagano del III secolo d.C., già riutilizzato come sepoltura di un martire cristiano, come testimonia una croce sul fondo e un cartiglio. Ha riaperto oggi, 11 febbraio, il Complesso monumentale del Duomo di Milano, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17. Due torri residenziali in uno dei quartieri più centrali di Milano, con una particolarità davvero unica: quella di essere ricoperte di piante, fiori e verde. L'ultima campata ospita l'Altare di sant'Ambrogio, pure di Pellegrini, con la pala di Sant'Ambrogio che impone la penitenza a Teodosio del pittore urbinate Federico Barocci (1603). Tra le statue sono singolari quelle nella parte sud della falconatura della facciata, risalenti al rifacimento del 1911-1935: raffigurano gli Sport e sono un inconsueto esempio di statuaria degli anni Trenta[7]. L'opera, che rappresenta un'interpretazione dello stile di Michelangelo, doveva essere corredata dal sarcofago nella parte superiore, che non venne realizzato in osservanza anticipata delle norme del concilio di Trento in materia di sepolture nelle chiese. Dopo che a Leonardo da Vinci, Francesco di Giorgio Martini , Luca Fancelli, Donato Bramante e altri furono richiesti progetti e modelli per la cupola, questa venne affidata nel 1490 all'Amadeo e al Dolcebuono, che la portarono a termine il 24 settembre 1500. Attraverso l'ascensore contenuto nel contrafforte est del braccio nord del transetto si può accedere alle terrazze del Duomo, dalle quali si gode una straordinaria vista sul fitto ricamo di guglie, archi rampanti (dove sono nascosti gli scarichi delle acque piovane), pinnacoli e statue, nonché sulla città[7]. Si tratta di un complesso intreccio di marmi chiari e scuri, tra i quali il nero Varenna, il bianco e rosa di Candoglia, il rosso d'Arzo (in origine, oggi quasi completamente sostituito dal rosso di Verona). È del 1906 quella centrale, dalle leggere linee neogotiche, mentre le altre quattro furono realizzate nel dopoguerra. [22] Il tempietto ha la forma di un piccolo tempio classico circolare, retto da otto colonne corinzie, la cui cupola è adornata da statue di angeli e coronata dal Salvatore. Il ciborio. Oltre a questa serie di teleri in epoca barocca vennero dipinte altre due grandi cicli: il ciclo del Ritrovamento della vera croce, che veniva esposto in occasione della festa del Sacro Chiodo, e il ciclo del SS. Si tratta dell'ultima delle vetrate di epoca manierista conservate in Duomo, realizzata nel 1576. Nel 1886 la 'Grande Fabbrica' indisse un concorso internazionale per un integrale rifacimento della facciata in stile gotico e nell'ottobre del 1888 la giuria scelse Giuseppe Brentano come vincitore, un giovane allievo di Boito. ... La storia centenaria della costruzione del Duomo ha portato alla nascita di un proverbio milanese, Longh cumè la fabbrica del Domm, per intendere qualcosa di interminabile. Cristo in trono, benedicente, è sorretto da un gruppo di cherubini all'interno della mandorla fiammeggiante, attorniato da angeli e santi. Una copertura provvisoria si ergeva, però, al di sopra dei quattro piloni centrali. Nel 1866 venne demolito il basso campanile che si trovava sulla navata e le campane vennero trasferite nel tiburio, tra le doppie volte. Le tre vetrate dipinte, con Storie di san Giovanni Bono furono realizzate dal Bertini a metà dell'Ottocento (1839-1842)[7]. Del pavimento originale medievale non esiste traccia alcuna ma secondo il celebre architetto Beltrami, poi autore di un importante rifacimento fra il 1914 e il 1920, l'attuale decorazione geometrica, commissionata in origine al Tibaldi nel 1567, risentirebbe nel disegno di un influsso di quello precedente andato perduto: infatti l'impianto geometrico, con l'eccezione dei rosoni e dei campanelli che si frappongono alle linee geometriche, richiamano un motivo tipico della fine del secolo XIV o del primo XV. Inoltre, il tiburio e la guglia della Madonnina vennero costruite su archi a tutto tondo, posizionati sopra gli archi ogivali. L'altare fino a quel momento era rimasto infatti nella sua precedente collocazione nel vecchio corpo di Santa Maria Maggiore, protetto dai resti della vecchia abside, demolita solo in quest'occasione. Ha riaperto al pubblico anche il Duomo di Milano, al termine del periodo di chiusura più lungo della storia. Tra il 1765 e il 1769 Francesco Croce completò il coronamento del tiburio e la guglia maggiore, sulla quale fu innalzata cinque anni dopo la Madunina di rame dorato[9], destinata a diventare il simbolo della città.
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