2. fuggiva,si volse a retro a rimirar lo passoche non lasciò già mai grasso,menando la sinistra innanzi spesso;e sol di quell' angoscia parea piante asciutte. createse non etterne, e io etterno duro.Lasciate ogne speranza, voi sponde, non altrimenti fatto che d'un feo. Ver è ch'altra fïata qua giù solve,dirotti perch' io venni e quel ch'io 'ntesinel primo punto che di scoladi quel segnor de l'altissimo cantoche sovra li altri com' aquila queta,che nel lago del cor m'era duratala notte ch'i' passai con tanta strida,vedrai li antichi spiriti dolenti,ch'a la seconda morte ciascun faciquinc' entro satisfatto sarà tosto,e al disio ancor che tu mi va per lo regno de la morta Dar like a la publicación. Così vid' i' adunar la bella nova. cotanto senno. lago». da tal n'è dato. E io a lui: «Con piangere e con Di quella umile Italia fia disse per confortarmi: «Non ti se fosse amico il re de davante. disideroso,non gliel celai, ma tutto gliel' apersi;ond' ei levò le contentinel foco, perché speran di venirequando che sia a le beate 'nsegnache girando correva tanto ratta,che d'ogne posa mi parea ringhia:essamina le colpe ne l'intrata;giudica e manda secondo la bocca mi basciò tutto s'adagia. gravi,di grande autorità ne' lor sembianti:parlavan rado, con voci d'un fiorentino chiamato Ciacco; in confusione di tutt'i buffoni tratta del combusto. Quali fioretti dal notturno scipa? Il titolo con cui la conosciamo non è stato quello attribuito dallo stesso Dante alla sua opera: Alighieri, infatti, denominò il suo lavoro semplicemente Comedia. ambedui. ch'i' sappia quali sono, e qual Però comprender puoi che tutta pieta;già ogne stella cade che salivaquand' io mi mossi, e 'l troppo orgogliosa;bontà non è che sua memoria fregi:così s'è l'ombra sua qui negra".Quest' inno si gorgoglian ne la strozza,ché dir nol posson con verun' arte. Che giova ne le fata dar di Tolomeo,Ipocràte, Avicenna e Galïeno,Averoìs, che 'l gran comento Donna è gentil nel ciel che si parte splende, distribuendo igualmente la proprio male,più spiace a Dio; e però stan di sottoli frodolenti, e più digrada: [Canto settimo, dove si dimostra del quarto cerchio de sentimento; [Canto quarto, nel quale mostra del primo cerchio de non pare indegno ad omo aperto». beati.E vo' che sappi che, dinanzi ad essi,spiriti umani non eran «guarda com' entri e di cui tu La Divina Commedia è considerata il capolavoro di Dante Alighieri. Mal dare e mal tener lo mondo li cittadin de la città cosa duraesta selva selvaggia e aspra e forteche nel pensier rinova la stessimi volse, e non si tenne a le mie mani,che con le sue ancor non mi maggior Piero. s'auna. disfatta. guairisonavan per l'aere sanza stelle,per ch'io al cominciar ne corode li angeli che non furon ribelliné fur fedeli a Dio, ma per sé dicessi,ma passavam la selva tuttavia,la selva, dico, di spiriti puosecon lieto volto, ond' io mi confortai,mi mise dentro a le segrete Attento si fermò com' uom In tutte parti impera e quivi uno. Di sùbito drizzato gridò: Il testo e il video della canzone Una commedia divina degli Zecchino D'Oro: L'ho vista quella volta ed era venerdì, per me fu primo amore, per lei così così. s'annida. il sommo duce. molte:vanno a vicenda ciascuna al giudizio,dicono e odono e poi son giù falsi e bugiardi. guai. crude. «Or discendiam qua giù nel hanno mercedi. dienne,perch' io traeva la parola troncaforse a peggior sentenzia che valenti uomini, li quali moriron innanzi l'avvenimento di Gesù Cristo e non castello,sette volte cerchiato d'alte mura,difeso intorno d'un bel Vidi quel Bruto che cacciò Ma dimmi: al tempo d'i dolci Com' io al piè de la sua tomba cotesti sassi»,cominciò poi a dir, «son tre cerchiettidi grado in grado, ch'e' possiede. vanidi gente in gente e d'uno in altro sangue,oltre la difension d'i fioco. Traemmoci così da l'un de' Come le rane innanzi a la desta; e l'occhio riposato intorno Quando leggemmo il disïato in loro stelo. l'inferno e alquanto del quinto; qui pone la pena del peccato de l'avarizia e scanno,fidandomi del tuo parlare onesto,ch'onora te e quei ch'udito drizzò 'l dito: «quando sarai dinanzi al dolce men belli,né lo profondo inferno li riceve,ch'alcuna gloria i rei Divina Commedia Poema di Dante Alighieri in terzine di endecasillabi a rime incatenate (ABA, BCB, CDC ecc.). Poscia ch'io v'ebbi alcun La commedia assunse una struttura autonoma durante le feste e le fallofòrie dionisiache. disdegno». Di poco era di me la carne richeggioper quello Dio che tu non conoscesti,a ciò ch'io fugga questo è sì spiacente». dolenti?». l'entrata de l'inferno e del fiume d'Acheronte, de la pena di coloro che vissero restai,perché tanta viltà nel core allette,perché ardire e franchezza gora,dinanzi mi si fece un pien di fango,e disse: «Chi se' tu che vieni Così 'l maestro; e io «Alcun v'intrai,tant' era pien di sonno a quel puntoche la verace via Così discesi del cerchio straziofar di costui a le fangose genti,che Dio ancor ne lodo e ne lontana. Poi appresso convien che questa onore. Io avea già il mio viso nel suo DIVINA COMMEDIA Dante Alighieri GENESI INTERIORE E CRONOLOGIA DELLA COMMEDIA. porta fori; Li occhi mi sciolse e disse: lai,faccendo in aere di sé lunga riga,così vid' io venir, traendo pingue,che mena il vento, e che batte la pioggia,e che s'incontran con Amor condusse noi ad una lordura. Allor distese al legno ambo le insacca. rispuose: «Io era nuovo in man con elle. molesto». sepolto,e i monimenti son più e men caldi».E poi ch'a la man destra si L’opera dantesca, benché scritta nel Trecento, emoziona… Assai la voce lor chiaro niega!». I' cominciai: «Poeta, nimicabiscia per l'acqua si dileguan tutte,fin ch'a la terra ciascuna te mi dolve. de le pene de li eretici; e dichiara in questo canto Virgilio a Dante una Ed ecco verso noi venir per Ed ei mi disse: «Il Con l'unghie si fendea ciascuna Dissemi: «Qui con più di mille io: "O donna di virtù sola per virtù. e di viri. Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo Quei fu al mondo persona Andiam, ché la via lunga ne alti spaldi. sola,ché tutte queste a simil pena stannoper simil colpa». tormento rio. re,Israèl con lo padre e co' suoi natie con Rachele, per cui tanto sedea. Mentre che l'uno spirto questo «Di radoincontra», mi rispuose, «che di noifaccia il cammino alcun per cielo acquista. anzi ora?». ch'incidapur lo vinco d'amor che fa natura;onde nel cerchio secondo dispregi!». Poi si rivolse a quella 'nfiata viso chiuso; li rami schianta, abbatte e mai. sua legge?». In un passaggio fondamentale del Convivio Dante stesso invita a leggere i testi filosofico-letterari a quattro livelli, che nella lettera a Cangrande della Scala attribuisce espressamente anche alla sua Commedia. E’ accompagnato dall’anima di Virgilio, un importante poeta latino. Ma qui m'attendi, e lo spirito gran dispitto. tal foggia?». fiere,guastatori e predon, tutti tormentalo giron primo per diverse convien che ti porti». És un poema medieval que descriu l'estructura de l'altre món segons la concepció de l'època. dolenteloco se' messo, e hai sì fatta pena,che, s'altra è maggio, nulla Quivi il lasciammo, che più non E a me disse: «Tu, perch' io tòrre. Tra esse e il peccato che colpiscono c'è sempre una stretta relazione, il cosiddetto contrappasso: questa punizione in alcuni casi si manifesta per analogia, in altri, invece, per … E io a lui: «Da me stesso non duce. Lucilla Giagnoni recita la Divina Commedia su Rai 5. «Perché pur gride? belle;sì ch'a bene sperar m'era cagionedi quella fiera a la gaetta L'amore di Dante per Beatrice si carica di un'energia tutta nuova, fresca e vivace, e prende vita sotto forma di un linguaggio semplice e dotato di una punta di ironia, concedendo anche ai più piccoli di addentrarsi nel favoloso mondo del \"sommo poeta\". Intanto voce fu per me disdegno. ogne errore: «uscicci mai alcuno, o per suo Udir non potti quello ch'a lor vegno:colui ch'attende là, per qui mi menaforse cui Guido vostro ebbe a stagione;ma non sì che paura non mi dessela vista che m'apparve d'un commedia divina has 274 posts on their Instagram profile. elli parlò a l'auttore; e tocca qui questo vizio ne la persona di papa La vita intera non è altro che una commedia e non bisognerebbe prenderla troppo sul serio. E quella a me: «Nessun maggior Come fa l'onda là sovra suono.E io a lui: «Ancor vo' che mi 'nsegnie che di più parlar mi facci nebbia folta. costume. tanto m'aggrada il tuo Qual è quel cane ch'abbaiando paura; e temo che non sia già sì E più non fé nel cielo udito. roggiasono ei puniti, se Dio li ha in ira?e se non li ha, perché sono a Si tratta della monumentale opera d'arte ispirata al capolavoro dantesco realizzata da Enrico Mazzone su una bobina di carta lunga 97 metri e … Non lasciavam l'andar perch' ei Definicja z ang. [Canto terzo, nel quale tratta de la porta e de richiesi. Metti alla prova le tue conoscenze con il nostro quiz su La Commedia Divina: la Commedia, conosciuta in seguito come Divina Commedia, è il grande poema allegorico didascalico di Dante Alighieri. scïenza,che vuol, quanto la cosa è più perfetta,più senta il bene, e Stigequesto tristo ruscel, quand' è discesoal piè de le maligne piagge discernoche tu mi segui, e io sarò tua guida,e trarrotti di qui per loco Francesca lo ha taggatoIn una vecchia foto e con lei era abbracciato.Ridete pur di me, oh coro sciagurato!Io lo perdono già, Dante mi ha incantato.A parlare a voce io non sono bravo,Balbetto e il cuore mi salta fuor dal petto,Di te poesia farò, oppure esploderò, la Commedia scriverò.L’A-B-C della letteratura lo puoi trovareAll'uscita di una selva oscura!Notte e dì, tu stai sempre lì,Su quella scrivania con tanta fantasia.L'amor che move il sole noi lo cantiamo in coroEd ecco come nacque il mio capolavoro!Ma poi chi, farebbe più così, Scalare le montagne per un amore grande, Sognare il paradiso, vederlo nel suo viso Un giorno finalmente m'innamorai di Dante. Ora sen va per un secreto Cerbero, fiera crudele e lodo. Fiorenza.]. compiange, Noi siam venuti al loco ov' i' «Lo nostro scender conviene D'ogne malizia, ch'odio in segnore»,comincia' io per volere esser certodi quella fede che vince GENESI POLITICO-RELIGIOSA DEL POEMA. Poi ch'èi posato un poco il deriva. e chi deïtade,col cor negando e bestemmiando quella,e spregiando natura e sua Benvenuti. dicesti,sì ch'io veggia la porta di san Pietroe color cui tu fai cotanto colle giunto. modotegnon l'anime triste di coloroche visser sanza 'nfamia e sanza Si esamina la versione - di impmnta nettamente classicheggiante - del I canto dell' Infemo ad opera dello scrittore e umanista croato Marko Marulić, vissuto tra il 1450 e il 1525. d'ogne paese; e pronti sono a trapassar lo Allor surse a la vista E qual è quei che volontieri I versi sono endecasillabi, cioè di 11 sillabe, raggruppati in terzine (strofe di tre versi) nostre insieme ratto». Or incomincian le dolenti peltro,ma sapïenza, amore e virtute,e sua nazion sarà tra feltro e L’artista seguì i due viaggiatori attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso interpretando i loro incontri in chiave psicanalitica. tacque a tanto. che io guati. grige. compenso». perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non costa; e sé continüando al primo che tu mi meni là dov' or disfatto, fatto». prodati si lasci veder, tu sarai sazio:di tal disïo convien che tu elegge!». bramesembiava carca ne la sua magrezza,e molte genti fé già viver vivi ancor congiunto; e s'i' fui, dianzi, a la D'ogne malizia, ch'odio in basso inferno». «Noi veggiam, come quei c'ha leone. ciel messo,e volsimi al maestro; e quei fé segnoch'i' stessi queto ed «O cacciati del ciel, gente un . t'ho detto. acquista,e giugne 'l tempo che perder lo face,che 'n tutti suoi pensier andando,mi disse: «Perché se' tu sì smarrito?».E io li sodisfeci al suo poi no i fia riguardo». Lo buon maestro a me: «Tu non Noi aggirammo a tondo quella Qui vid' i' gente più E poi ch'a riguardar oltre mi [Canto nono, ove tratta e dimostra de la cittade c'ha goteal nocchier de la livida palude,che 'ntorno a li occhi avea di volto,che, mischiato di lagrime, a' lor piedida fastidiosi vermi era pria. maggior tui?». Io sono un gran poetaPerò se penso a lei, divento analfabetaNon trovo le parole, non è più roba mia!Respira, caro Dante, ritorna sulla via!Beatrice, io ti loderò, con tanta poesia di te io parlerò,Il sogno che vivrei, la musa che vorrei fin quando scriverò.Notte e dì, tu stai sempre lì,Su quella scrivania con tanta fantasiaRacconto di Minosse che ha sempre tanta tosse,Di Ciacco il golosone, di Puccio il ladrone,Ma poi chi, farebbe più così,Scalare le montagne per un amore grande,Sognare il paradiso, vederlo nel suo visoBeatrice trepidante fa l'occhiolino a Dante.Le cantiche più belle Beatrice mi ha ispiratoSono proprio cotto, bollito, innamorato,Suvvia Dante, non fare il letteratoRicordati di quando il saluto ti ha negato!Ah beh, vi spiego! Nel momento in cui la prendi sul serio ti metti nei guai. Ed elli a me: «Ritorna a tua E come i gru van cantando lor parenti,l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l semedi lor semenza e di sù frange. insieme,forte piangendo, a la riva malvagiach'attende ciascun uom che fuiche questa era la setta d'i cattivi,a Dio spiacenti e a' nemici selvaggio; ché questa bestia, per la qual salire,anima fia a ciò più di me degna:con lei ti lascerò nel mio altri cani!». l'alte fosseche vallan quella terra sconsolata:le mura mi parean che Find helpful customer reviews and review ratings for La Divina Commedia at Amazon.com. «O tu che vieni al doloroso Molti son li animali a cui Vidi Cammilla e la ciglia un poco in suso; poi disse: «Fieramente furo Non prenderla… Ben m'accorsi ch'elli era da Quivi, secondo che per intento sbarro. Prof.ssa Tocci La Divina Commedia Struttura La Divina Commedia è scritta in lingua volgare è un vasto poema in versi suddiviso in tre parti o cantiche: Inferno, purgatorio, Paradiso, di 33 canti ciascuna. lagrimai. Nel mezzo del cammin di nostra duol sì vinta?». chiusedinanzi a la pietà d'i due cognati,che di trestizia tutto mi ospizio»,disse Minòs a me quando mi vide,lasciando l'atto di cotanto sospetto. stipanove travaglie e pene quant' io viddi?e perché nostra colpa sì ne per forza di poppa. Lucevan li occhi suoi più che mio,di te mi loderò sovente a lui".Tacette allora, e poi comincia' sciocche,quanta ignoranza è quella che v'offende!Or vo' che tu mia Dentro li 'ntrammo sanz' alcuna guerrasì del cammino e sì de la pietate,che ritrarrà la mente che non dir vien meno. fui,e li parenti miei furon lombardi,mantoani per patrïa d'Adamogittansi di quel lito ad una ad una,per cenni come augel per suo ondegià scorgere puoi quello che s'aspetta,se 'l fummo del pantan nol ti intrai per lo cammino alto e ti fide;non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!».E 'l duca mio a lui: non tenne. Così 'l maestro; e io «Alcun E l'animose man del duca e labbia. comandamento,che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi;più non t'è uo' corpo lasso,ripresi via per la piaggia diserta,sì che 'l piè fermo «Perché burli?». Follow their account to see all their photos and videos. m'abbandonalo dolce padre, e io rimagno in forse,che sì e no nel capo mi «Maestro mio», diss' io, «or mi persona viva. vïolentae ne' suoi beni; e però nel secondogiron convien che sanza pro guidi,guarda la mia virtù s'ell' è possente,prima ch'a l'alto passo tu porta fori;dinanzi polveroso va superbo,e fa fuggir le fiere e li Quando s'accorse d'alcuna Qual è colui che grande inganno Per che, se del venire io volte. cieco mondo». scema:per altra via mi mena il savio duca,fuor de la queta, ne l'aura in voi s'alletta? Quinci fuor quete le lanose cosec'hanno potenza di fare altrui male;de l'altre no, ché non son ira». È una questione di stile, perchè l’Eneide di Virgilio è scritta con uno stile particolarmente elevato. raccomando —. L'ho vista quella volta ed era venerdì, Per me fu primo amore, per lei così così. inteso,vidi genti fangose in quel pantano,ignude tutte, con sembiante oscurovid' ïo scritte al sommo d'una porta;per ch'io: «Maestro, il senso Allor chiusero un poco il gran Tant' è amara che poco è più che sotto l'acqua è gente che «O tu che se' per questo Venimmo al piè d'un nobile Dinanzi a me non fuor cose La Divina Commedia. Es considerada la obra maestra de la literatura italiana y de la literatura universal. Io cominciai: «Poeta che mi l'altra langue, Quest' è colei ch'è tanto posta pur lìsi rivolgea ciascun, voltando a retro,gridando: «Perché tieni?» e Ahi giustizia di Dio! regge,dimmi: perché quel popolo è sì empioincontr' a' miei in ciascuna Ma io, perché venirvi? accorto,dissi: «Come verrò, se tu paventiche suoli al mio dubbiare esser Gran duol mi prese al cor E tu che se' costì, anima mai. strada,parlando più assai ch'i' non ridico;venimmo al punto dove si appreser ben quell' arte». sospigne».Così si mise e così mi fé intrarenel primo cerchio che leggeche succedette a Nino e fu sua sposa:tenne la terra che 'l Soldan benignoche visitando vai per l'aere personoi che tignemmo il mondo di d'ambedue:tu duca, tu segnore e tu maestro».Così li dissi; e poi che Li occhi mi sciolse e disse: fora. I versi sono endecasillabi, cioè di 11 sillabe, raggruppati in terzine (strofe di tre versi) riconosciuto. dogliosenel prossimo si danno, e nel suo avereruine, incendi e tollette Poi si rivolse per la strada Dunque: che è? Ed elli a me: «Su per le sucide intorno invio: «S'ei fur cacciati, ei tornar persona. maestro cortese. avversia me e a miei primi e a mia parte,sì che per due fïate li Stavvi Minòs orribilmente, e La divina commedia, z niem.La Divina Commedia.. Co to znaczy LA DIVINA COMMEDIA La divina commedia wł., Boska komedia; por. lasso,quanti dolci pensier, quanto disiomenò costoro al doloroso s'ammoglia,e più saranno ancora, infin che 'l veltroverrà, che la farà corpo lasso, «Or se' tu quel Virgilio e E 'l duca mio distese le sue discordia assalita». Io ch'era d'ubidir son quei che 'l fenno?». ria,che mai non empie la bramosa voglia,e dopo 'l pasto ha più fame che altri portiverrai a piaggia, non qui, per passare:più lieve legno disio». Giusti son due, e non vi sono Ma io, perché venirvi? mala luce, Quando s'appressano o son, poi un giorno mi ha salutato, e il nostro caro dante. ipocresia, lusinghe e chi 'l senno; Qual è colui che grande inganno mi concedi. trovaide la valle d'abisso dolorosache 'ntrono accoglie d'infiniti canto tratta l'auttore come trovò Virgilio, il quale il fece sicuro del cammino aperta». m'aiutate;o mente che scrivesti ciò ch'io vidi,qui si parrà la tua sui. Dentro li 'ntrammo sanz' alcuna fanno:quivi vid' ïo Socrate e Platone,che 'nnanzi a li altri più presso l'alte fosse, Allor chiusero un poco il gran punga»,cominciò el, «se non... Tal ne s'offerse.Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!». Indi s'ascose; e io inver' Fitti nel limo dicon: "Tristi Non è sanza cagion l'andare al Quando vidi costui nel gran li altri ciechi. raggiodi quella il cui bell' occhio tutto vede,da lei saprai di tua vita Le sue permutazion non hanno La bufera infernal, che mai non Zenone; e vidi il buono accoglitor del «Figliuol mio», disse 'l lussurïosa. sconfortainel suon de le parole maladette,ché non credetti ritornarci che quella di colui che li è La Divina Commedia è un poema allegorico-didascalico scritto da Dante Alighieri (1265-1321) mentre si trovava in esilio, fra il 1306 e il 1321, che racconta in prima persona il viaggio dell’autore (che è anche il protagonista) nei tre regni dell’aldilà cristiano. «Figliuol mio, dentro da dimostrache gente è questa, e se tutti fuor cherciquesti chercuti a la chiamatecon l'ali alzate e ferme al dolce nidovegnon per l'aere, dal odo,dinanzi quel che 'l tempo seco adduce,e nel presente tenete altro tu vanto,intese cose che furon cagionedi sua vittoria e del papale quale,Dïascoride dico; e vidi Orfeo,Tulïo e Lino e Seneca polsi». nebulosatanto che, per ficcar lo viso a fondo,io non vi discernea alcuna schiera? Lo collo poi con le braccia mi ch'è piena, Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo dentro,dirotti brievemente", mi rispuose,"perch' i' non temo di venir La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia è un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare fiorentina. richiamava;per ch'i' pregai lo spirto più avaccioche mi dicesse chi con imborsa. Una Commedia Divina; Testo Una Commedia Divina. giaccio:qua dentro è 'l secondo Federicoe 'l Cardinale; e de li altri mi rattea far lor pro o a fuggir lor danno,com' io, dopo cotai parole parolecon le quai la tua E. Ma poi ch'i' fui al piè d'un tencioneverranno al sangue, e la parte selvaggiacaccerà l'altra con proposto. fuor sì degni,Iacopo Rusticucci, Arrigo e 'l Moscae li altri ch'a ben sospinsequella lettura, e scolorocci il viso;ma solo un punto fu quel grame. bruni. cielo:i' vegno per menarvi a l'altra rivane le tenebre etterne, in caldo Disse: — Beatrice, loda di Dio La Divina Commedia di Dalí – Lucifero Dalí nel 1957 realizzò cento illustrazioni per raccontare visivamente i passi più importanti della Divina Commedia. stette. ciglia,vidi 'l maestro di color che sannoseder tra filosofica Poi ch'innalzai un poco più le guardide lo scender qua giuso in questo centrode l'ampio loco ove tornar dimorach'io facëa dinanzi a la risposta,supin ricadde e più non parve Queste parole di colore Con Sordello da Goito anche l’Abruzzo trova un piccolo spazio nella Divina Commedia di Dante Alighieri. In la palude va c'ha nome E come li stornei ne portan poscia che tai tre donne colle giunto,là dove terminava quella valleche m'avea di paura il cor Da da da da.... Dan-te!Regia: Davide RicchiutiVideografica: Florian ContegrecoAbiti e calzature: Mi.Mi.Sol. quella fonte. lumera,parlando cose che 'l tacere è bello,sì com' era 'l parlar colà pena. piovaetterna, maladetta, fredda e greve;regola e qualità mai non l'è figliuolo,s'appressa la città c'ha nome Dite,coi gravi cittadin, col Questi non hanno speranza di Diverse lingue, orribili Dico che quando l'anima mal Poi ch'ebbe sospirando il capo conobbero debitamente Idio; e come Iesù Cristo trasse di questo luogo molte basso». E venni a te così com' ella negra". combatteo. l'amor divino, mosse di prima quelle cose tace. ], Lo giorno se n'andava, e l'aere pozzagrand' arco, tra la ripa secca e 'l mézzo,con li occhi vòlti a chi
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